20 Settembre 2010

Eastbound & Down: Kenny Powers is fuckin’ back in di Federico Bernocchi

Ecco a voi la prima guest star di Serial Minds: Federico Bernocchi

On Air

Esordio per la nostra prima special guest star, che risponde al nome di Federico Bernocchi.
L’ eroico conduttore del fu
Dispenser (Radio 2) e premiato collaboratore de I 400 calci e di Secondavisione ci parla di Eastbound & Down.

Sapete com’è, no? La cazzata dei quindici minuti di gloria destinati a tutti, non è vera. Chiedetelo a Kenny Powers. Per lui quel fantomatico quarto d’ora è durato sì e no 4 minuti. È durato il tempo di un lancio. Una sola palla. Una sola palla fortunata che l’ha trasformato da lanciatore di baseball qualunque a idolo delle folle. Ma la fortuna non c’entra col talento e nel giro di pochissimo il nostro si ritrova a vivere a scrocco a casa del fratello e a fare il supplente di ginnastica nel suo vecchio liceo. Ma quei quattro minuti di fama l’hanno cambiato per sempre. Per cui, anche se è la massima esemplificazione del fallito, vive come se fosse una versione andata a male di Michael Jordan. Arrogante, cattivo, sbruffone, razzista, drogato. E, anche se tutti lo vedono per quello che è, lui si sente ancora quel grande fenomeno che è stato per un attimo. E, contro tutto e tutti, si prepara per una rentreé.

Miniserie di sei episodi mandata in onda dalla HBO la stagione scorsa, Eastbound & Down è un vero e proprio capolavoro, capace di dirci molto sullo stato di salute della comicità (non solo televisiva) targata Frat Pack. Il nome dietro a questo progetto è quello infatti di Jody Hill, accompagnato dietro la macchina da presa dal sodale David Gordon Green e aiutato in produzione dal dinamico duo Adam McKay e Will Ferrell. Non solo: il protagonista è l’eccezionale Danny McBride e attorno a lui gravitano fenomeni come Craig Robison, Ben Best, Steve Little e Andrew Daly. L’impatto, per chi non è avvezzo alla comicità di Jody Hill e compagni, potrebbe essere respingente: Kenny Powers è infatti l’essere più abbietto e disgustoso mai apparso su piccolo schermo. Azzardando un paragone: avete presente il The Office inglese? Beh, in quel caso il meccanismo comico si azionava nel momento in cui Ricky Gervais perdeva la faccia di fronte ai suoi colleghi. Qui le cose sono simili. Al fine di inseguire un modello evidentemente irraggiungibile, Kenny Powers si umilia senza ritegno di fronte a chiunque. È ovviamente forte coi deboli, ma al tempo stesso è ottusamente forte con quelli che come lui sono convinti di essere al top.

In un sonnacchioso panorama middle class, in cui il successo è un concetto totalmente distorto, Kenny Powers si comporta come se fosse uno per cui avremmo fatto il tifo da adolescenti in una stupida pellicola americana. Un Duro del Road House in carne ed ossa, con almeno due decadi di ritardo. Jody Hill, mentre al cinema anche Judd Apatow sembra aver perso la freschezza originale, completa un discorso portato avanti con i suoi due film. E & D si incastra perfettamente tra l’acerbo The Foot Fist Way e il sottovalutatissimo Observe & Report ed è quel tassello che mancava nel delineare una nuova poetica dei losers capace di avere altissimi momenti comici (banalmente, i brevi momenti con Ferrell) spezzati da un senso di tristezza e decadenza senza precedenti (vedi il finale di stagione). Da notare la qualità formale altissima del prodotto che coniuga azzeccatissime contrapposizioni tra statici quadri fissi e rallentì antieroici.

Il 24 settembre parte la seconda serie, ambientata in Messico. Kenny Powers is fuckin’ back in.



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